di Elisa Cozzarini

Let it flow, “fai scorrere”: è questo il titolo della rivista (al primo numero) pubblicata dal progetto europeo di ricerca AMBER, che coinvolge enti, università e organizzazioni non governative, ed è finanziato dal programma Horizon 2020. L’Italia è presente con il Politecnico di Milano. L’obiettivo del progetto è ripristinare la connettività dei corsi d’acqua individuando le migliori strategie di gestione di dighe e sbarramenti, per massimizzarne i benefici (per esempio nel caso di impianti idroelettrici e sistemi irrigui) e diminuire il più possibile l’impatto ambientale. E, nel caso di sbarramenti non più utilizzati, rimuoverli.

Con la creazione del primo Atlante degli sbarramenti in Europa, una mappa virtuale dove sono indicati grandi dighe e barriere di dimensioni inferiori, i ricercatori hanno disegnato un quadro della situazione dei corsi d’acqua europei, evidenziandone la frammentazione. Sono stati contati 680mila ostacoli e, a partire da questo primo dato, ne sono stati stimati oltre un milione. Ci sono infatti zone, molte in Italia, di cui non si dispongono informazioni complete. La conoscenza del numero e tipo di sbarramenti è fondamentale per pianificare una strategia di gestione finalizzata a migliorare la connettività fluviale.

Ma perché è così importante riconnettere i corsi d’acqua europei? Il commissario europeo all’ambiente, agli oceani e alla pesca, il lituano Virginijus Sinkevičius, afferma, nel messaggio di saluto in apertura alla rivista di AMBER: «Oltre il 60% dei fiumi, laghi e zone umide dell’UE sono in uno stato ecologico povero, in parte a causa della frammentazione degli habitat e la perdita di connettività. Per migliorare la loro salute, dobbiamo ripristinarne l’unitarietà».

Un fiume che scorre senza incontrare ostacoli favorisce la biodiversità, perché per esempio consente ai pesci di migrare secondo la loro natura e di riprodursi come facevano un tempo le anguille e i salmoni. Ma non pensiamo solo ai pesci: le acque libere hanno trasportato a valle i sedimenti che hanno costruito le nostre coste. Da quando il loro corso è stato interrotto, non svolgono più questo servizio e lo vediamo al mare, dove ogni anno è necessario provvedere a costosissimi ripascimenti per salvare le spiagge e il turismo balneare. La ricerca di efficaci e innovativi strumenti di gestione dei corsi d’acqua è tanto più importante oggi, nel contesto della crisi climatica, perché le portate dei fiumi sono già mutate e muteranno.

Il sottotitolo del giornale di AMBER, Reconnecting people with rivers, vuole sottolineare anche l’importanza del coinvolgimento della cittadinanza nella gestione dei fiumi. Far crescere una comunità di persone che a vario titolo si interessano di corsi d’acqua, con passione e competenza, è un altro obiettivo di AMBER.

Se ho accettato di partecipare al progetto di ricerca sul legame tra fiumi e città coordinato dal prof. Giorgio Osti, è anche perché sono convinta che nel nostro paese sia necessario aumentare la conoscenza delle dinamiche fluviali e di come noi umani interagiamo e abbiamo interagito con i corsi d’acqua che scorrono vicino a noi, più volte interrotti e non riconnessi. La mia ricerca si concentrerà sul Noncello, il fiume che attraversa e dà il nome a Pordenone. Un fiume di risorgiva, che nasce magicamente dalla terra e conserva molti misteri da scoprire.

Il sito di AMBER: https://amber.international/