https://docs.google.com/viewerng/viewer?url=https://upittpress.org/wp-content/uploads/2019/07/9780822944591exr.pdf è il link all’introduzione, ad accesso libero, del libro curato da Knoll et al. (2017) per i tipi della Pittsburgh University Press. Per altro con un costo della versione cartacea abbordabile. L’introduzione come sempre presenta un medaglione per ciascuno dei saggi; si tratta di un libro di storia che però si spinge a descrivere fiumi e città fino ai giorni nostri.

Contiene anche alcuni spunti utili – approcci o modelli – per capire meglio l’interazione fiumi e città. Dopo la doverosa premessa coevolutiva (guardare fiumi e città come reciprocamente influenti nel corso dei secoli), fa un passaggio critico sulla tendenza a privilegiare studi di carattere culturale, trascurando le importanti funzioni materiali dei fiumi. Non che gli aspetti simbolici siano da eliminare – sappiamo infatti che lo studio avviene sempre attraverso frame culturali – quanto da contemperare con altri modelli.

Ne elenca quattro:

1) modello funzionale inaugurato da von Thünen che vede i fiumi come connessioni con l’hinterland, tali da disegnare un bacino di influenza e approvvigionamento;

2) approccio organicista, basato sul metabolismo urbano, che permette di misurare flussi di materia, energia e informazione in entrata e uscita dalla città e i relativi controlli, fonte di potere;

3) la prospettiva della longue durée che interseca fattori stagionali, morfologici e infrastrutturali dei fiumi individuando periodizzazioni e cesure, la più importante delle quali è lo sviluppo enorme del trasporto su rotaia e gomma con il ridimensionamento di quello fluviale, Ciò permette anche di identificare ‘cicli di vita’ dei fiumi,

4) interfaccia e connessioni fra il mondo naturale e quello sociale. Il fiume come ‘sito socio-naturale’ che sviluppa continuamente costellazioni di pratiche umane e arrangiamenti biomateriali. Pensiamo alle conseguenze della costruzione di una diga o di un porto fluviale, per esemplificare.

Nell’introduzione ci sono tutti i riferimenti bibliografici per approfondire.  Il libro contiene una sua ipotesi, rappresentata dal titolo: fiumi persi, fiumi riguadagnati. E’ un’iidea che sta alla base anche della nostra ricerca: fiumi ridotti a poche funzioni, per altro sottratte alla collettività (ad es. con privatizzazioni delle agenzie idriche), hanno visto negli ultimi decenni un ritorno di attenzione, spesso innescato dalla società civile sia come protesta sia come proposta di nuove valorizzazioni … ricreazione ovviamente ma anche funzioni (socio-)ecologiche.

Il saggio sul Tamigi di Vanessa Taylor è esemplare in questo senso (di Giorgio Osti).