19 marzo 2011

Nei piccoli comuni italiani, anche quelli piccolissimi, la presenza di stranieri è solo di poco inferiore a quella rilevabile nella media nazionale. In altre parole, l’immigrazione di stranieri nel nostro paese non è un fenomeno urbano, ma si distribuisce abbastanza equamente fra città e campagna. Anche il trend di crescita è del tutto simile. Certamente, sono dati medi che nascondono picchi e quasi totale assenza del fenomeno in alcune aree del Sud. Se però si dimostrasse che la varietà interna all’universo dei piccoli comuni italiani è maggiore di quella che si riscontra nelle aree urbane, allora avremmo un ulteriore motivo per studiare le presenze degli stranieri in Italia.

Ciò significherebbe che il cambiamento è più sbilanciato nelle aree rurali, portando con sé inevitabilmente maggiori problemi laddove ci sono le maggiori concentrazioni. L’idea, presa dall’ecologia umana, è che un’elevata concentrazione di un gruppo sociale in un ambiente meno vario provochi maggiori squilibri. Se in un paesino di montagna vi è una forte presenza di stranieri con al seguito famiglie e figli è possibile che i servizi ne risentano maggiormente. Attenzione non stiamo dando giudizi pro o contro la concentrazione di stranieri!

Piuttosto cerchiamo di mettere a fuoco le tante sfaccettature del fenomeno. In taluni casi, è possibile che questo effetto (alta concentrazione) sia voluto dalle autorità locali, che pensano che solo con una massiccia immigrazione sia possibile salvare una comunità locale dalla sparizione. In altri casi, l’arrivo di tanti stranieri sarà più controverso, ma con esiti imprevisti. In altri casi ancora, vi sarà la classica reazione di ripulsa, certamente poco motivata, ma densa di conseguenze negative.