Primi risultati della ricerca sul volontariato fluviale che ha coinvolto oltre 300 gruppi e associazioni impegnate nella difesa e promozione dei fiumi. La prima presentazione pubblica si fa a Solidaria (19 settembre 2022, ore 15.00 c/o Fondazione Lanza, Padova), un’iniziativa del Centro Servizi Volontariato di Padova e Rovigo. Intanto potete scaricare un sunto della ricerca qui

La ricerca, illustrata sotto, si è arricchita di un convegno (1 dic. 2020) e di una mappa dei gruppi che operano sui fiumi con una logica ‘non profit’. La foto a fianco fa parte di un articolo del Guardian e riguarda volontari che pattugliano il delta del Po contro i ‘predoni del fiume’. A breve inizierà l’analisi delle risposte al questionario, cui è ancora possibile rispondere qui


Mappa dei gruppi di volontariato fluviale dell’Italia e di qualche paese estero (a cura di Eleonora Bordon)

Ricerca sul volontariato ambientale (e relativo convegno)

Volontari di fiume

E’ una ricerca sul volontariato ambientale e civile, che prende l’aggettivo di ‘fluviale’ sia come sintesi immaginifica sia perché si collega ad altra ricerca ‘fiumi e città’.

Vi è anche un significato laterale che indica un volontariato temporaneo, leggero, intermittente, senza appartenenze formali… 

Una raccolta di rifiuti svolta di tanto in tanto lanciata con un messaggio sui social media esemplifica questo tipo di volontariato. Universalità, gratitudine, gioco, valenze che si riscontrano anche nel volontariato di protezione civile, saranno le principali dimensioni della ricerca. 

Fonte foto: https://www.rete8.it/cronaca/243023/

Background: volontariato leggero in aree fragili

La ricerca ‘volontari di fiume’  è da iscrivere nell’arco temporale di ‘Padova capitale europea del volontariato 2020’ e ha lo scopo di portare in emersione e descrivere i tratti essenziali di forme di volontariato ‘leggero’ a favore di aree socialmente e ambientalmente ‘fragili’. Entrambi gli aggettivi, opportunamente virgolettati, necessitano una spiegazione.

Leggero non indica un modo superficiale e fugace di svolgere servizi gratuiti ma una modalità di interazione con l’ambiente e le persone lieve, impalpabile, attitudinale (predisposizione favorevole). Il volontariato leggero, tradotto in altri contesti come ‘episodico’ o ‘postmoderno’ (Ambrosini 2016), assume nell’ambito di intervento che si intende indagare – le aree fragili – un valore positivo perché indica interventi non invasivi, rispetto per le persone e la storia dei luoghi, riduzione degli impatti ambientali.

L’abbinamento fra leggero e fragile si lega ad una comunità di pratiche ‘aree fragili’ che da 15 anni studia e promuove uno sviluppo dolce per le aree rurali del nostro paese. Emblematici alcuni titoli ‘Un’economia leggera per aree fragili. Criteri per la sostenibilità ambientale del Nord Italia (Sviluppo Locale, vol. XI, n. 27, 2004-05) e Vivere da stranieri in aree fragili. L’immigrazione internazionale nei comuni rurali italiani (a cura di Osti e Ventura, Liguori, 2012). In conclusione, l’aggettivo leggero indica un particolare approccio relazionale alle forme di aiuto e servizio.

La ricerca riguarda azioni di volontariato in aree remote, rurali, periferiche od anche vicine a centri urbani, ma caratterizzate da forti squilibri sociali e ambientali. Il caso più macroscopico sono le guardie ecologiche volontarie, poco conosciute dall’opinione pubblica ma straordinariamente attive nelle aree verdi siano queste fiumi e canali, campi, boschi, parchi naturali, interstizi fra città e infrastrutture.

Vi è poi una forma di volontariato a favore di zone interne che si prodiga magari nei mesi estivi o durante le feste patronali per animare comunità contrassegnate da invecchiamento e spopolamento. Infine, appare lodevole il volontariato che unisce studio degli ecosistemi e loro protezione.

Chi ad esempio fa un censimento di animali selvatici è allo stesso tempo uno strenuo difensore degli ambienti naturali. A questo va aggiunto il fenomeno dei citizen science ossia di normali cittadini che si mettono a disposizione di autorità ambientali e sanitarie per monitorare i territori.

Carattere prevalente di queste forme di volontariato è la temporaneità, da intendersi come intervento puntuale, stagionale, emergenziale. Il volontariato di protezione civile rientra in questa ultima fattispecie.

Un carattere simile alla temporaneità è la progettualità, che indica l’espletamento di un servizio secondo uno specifico obiettivo, arco temporale, fonte di finanziamento. Si tratta alla fin fine di un volontariato ambientale a metà fra servizio sociale e culturale. Ha affinità con il volontariato di comunità, quello che si esercita in centri sociali, nel doposcuola gratuito, negli oratori delle parrocchie, nelle Pro Loco. E certo nelle statistiche è sottovalutato.

A volte non arriva neppure al riconoscimento pubblico, perché ha carattere di comitato o azione di advocacy civile solo temporaneamente costituita a fronte di una puntuale minaccia ambientale. Tutte queste esperienze ibride, spesso sottaciute o rubricate sotto altre classificazioni (es. protesta ambientale, Nimby etc.) meritano una attenzione e una ricerca specifiche al fine di coglierne originalità, motivazioni, modalità di aggregazione.

Dato che l’oggetto del convegno (volontariato ambientale) è vasto, disperso e poco studiato si pensa di usare due punti di attacco del fenomeno. Il primo è rappresentato dallo specifico caso del volontariato a favore dei corsi d’acqua, vero e proprio sistema sanguigno del territorio. Il loro monitoraggio può essere la spia di fenomeni più generali, relativi al modo con cui cittadini e stranieri si pongono di fronte al bene comune.

Inoltre, il carattere fluido e connettivo di fiumi e canali rende evidenti anche i problemi relazionali fra aree di diversa importanza (relazioni intergovernative). Quindi dal volontariato fluviale si può risalire a problemi generali e addirittura di carattere internazionale. Basti pensare a quanta letteratura vi è sui fiumi che attraversano diversi paesi. Non è il caso dell’Italia, ma certamente il punto di attacco del volontariato fluviale vale per i rapporti fra cittadinanza e autorità pubbliche. Il secondo punto di attacco è la provincia di Padova.

Contiene in se una varietà di strutture urbane e paesaggi fluviali tali da permette di esemplificare il volontariato ambientale in modo da ricavarne una tipologia-base estendibile a tutto il territorio nazionale, se non addirittura ad alcuni paesi europei. 


Coordinamento

Giorgio Osti

Eleonora Bordon

eleonora.bordon@unipd.it 

Finanziamento

Centro servizio per il volontariato di Padova

CSV PADOVA

Collaborazioni

Piovego Società Cooperativa Sociale, Aree Fragili APS 

Volontariato ambientale (Scienze Sociologiche, UniPd)

Convegno ‘Volontari di fiume’

Significati, organizzazione, motivazioni dell’impegno civile per l’ambiente

1 dicembre 2020 – Dipartimento di Filosofia, Sociologia, Pedagogia e Psicologia Applicata (FiSPPA), Università di Padova