Libera Agricoltura Sociale. Progetto di ricerca-intervento in memoria di don Giuseppe Mazzocco

Libera Agricoltura Sociale. Progetto di ricerca-intervento in memoria di don Giuseppe Mazzocco

Don Giuseppe Mazzocco ci ha lasciati improvvisamente il 23 giugno 2021 durante la sua missione a Beira in Mozambico. Egli era un instancabile animatore della società civile, un testimone affettuoso e timido della bontà umana, un difensore strenuo dei più deboli. La sua eredità spirituale e pratica è immensa. Va assolutamente valorizzata per le generazioni future e per quanti non l’hanno conosciuto. Questo progetto nasce come scrigno morale da cui attingere per iniziative concrete in campo ambientale, sociale e religioso.

Chi volesse fare una donazione può usare l’IBAN dedicato IT51M0501812101000017088238,

Intestato a: Porto Alegre Cooperativa Sociale arl ONLUS; Causale: erogazione liberale per progetto Agricoltura sociale G. Mazzocco


Nuove idee per continuare il progetto: orti sociali e scambio di semi

Presupposti del convegno LAgriS 2024. La prima fase del progetto ‘Libera agricoltura sociale’ si è conclusa sostanzialmente con il termine dell’assegno di ricerca di Martina Lo Cascio, promosso dall’Università di Padova (Dip. Fisppa), grazie ad una serie di donazioni. Da quel progetto è emersa una ampia gamma di attori ed esperienze coinvolte in attività educative (fattorie didattiche, par la più parte) e attività di sostegno a persone in grave difficoltà, poche invero. La ragione di ciò sta nella complessità e delicatezza che necessita un servizio terapeutico svolto all’aperto in una struttura agricola. Comunque, esperienze ci sono, le abbiamo censite e contattate; dire ‘messe in rete’ è troppo per le fragili spalle del progetto. Un seme è stato piantato e il progetto continua, pur con risorse molto ridotte.

L’idea è di concentrare l’attenzione su orti sociali e semi antichi. Per altro gli orti furono l’attività promossa da don Giuseppe nella malandata periferia di Beira. Insomma siamo in linea con l’ispirazione del progetto. Di orti ne esistono parecchi in tutto il Polesine; hanno forme gestionali varie, sono sostanzialmente isolati l’uno dall’altro e non sappiamo nulla delle pratiche agronomiche. Ciò ci spinge a continuare il progetto in tre direzioni:

  • censire gli orti sociali, urbani, industriali, di vicinato, scolastici presenti nella provincia di Rovigo
  • Identificare gli stili di conduzione agronomica: semi, fertilizzanti, irrigazione, varietà ecc.
  • pensare un abbozzo di rete con appuntamento annuale nel quale scambiare idee, esperienze e semi.

L’ultimo punto potrebbe avvenire in occasione dell’anniversario della scomparsa di don Giuseppe, intorno al 23 giugno. Per il 2024 si potrebbe pensare a Costa di Rovigo, suo paese natale. Ma è una ipotesi. A quanto ci risulta nessuna iniziativa di scambio di semi è mai stata realizzata in provincia, mentre nelle aree contermini ve ne sono parecchie, anche se abbastanza precarie o legate a progetti a termine. In memoria di don Giuseppe si potrebbe iniziare anche a Rovigo e con fruitori deboli e isolati come sono gli orti sociali. In giro vi sono anche esperienze formative per gli orticoltori non professionali, ad esempio questa di Parco Baleno.



Concluso il primo corso Orti in rete

FICAROLO (Rovigo) – Si è concluso, mercoledì primo marzo 2023, il primo corso di “Orti in rete” per gli ospiti degli Istituti Polesani, progetto integrato socio-riabilitativo, di abilitazione e sviluppo delle competenze per l’occupabilità e l’inserimento lavorativo. Tale progetto è realizzato con la collaborazione di azienda Agricola Ecoflora di Calto e della sua titolare Giulia Baldelli, da tempo impegnata in progetti di agricoltura sociale


Il progetto ampiamente rappresentanto nel convegno ‘Agricoltura sociale e lavoro nelle aree rurali fragili

Seminario internazionale
Social Farming as a practical and symbolic mediator
A rural perspective
Registrazione qui Social Faming as a practical and symbolic mediator
18 novembre 2022
Orario di inizio 10:00
Palazzo di Sociologia – Via Verdi 26, Trento 

Un’area che rappresenta bene l’origine, gli interessi e gli ideali di don Giuseppe può essere, fra le altre, l’agricoltura sociale. In questa, infatti, si condensano le sue origini contadine, le sue azioni a favore degli orti urbani, l’attenzione alle aree rurali fragili, il fair trade, la sua sensibilità per la salute mentale. L’agricoltura sociale è un fenomeno praticato e riconosciuto in tutto il mondo. Risponde quindi anche alla vocazione all’universalità di don Giuseppe, il quale ha lavorato in tre continenti. Infine, l’agricoltura sociale, che non a caso si chiama anche green care, ha un insopprimibile lato ecologico, di cui don Giuseppe era genuinamente conscio; egli incarnava perfettamente l’Enciclica Laudato Sì, dato che aveva ben chiara la coniugazione fra difesa dell’ambiente e riscatto dalla povertà.

https://www.facebook.com/amicididongiuseppe/videos/115507044098524

Adesioni al comitato (25 ottobre 2021): Cooperativa Porto Alegre, Aitsam Rovigo, Aitsam Adria, Aree Fragili APS, Giuliano Mazzocco, Diocesi di Adria-Rovigo, Capolavia Azienda Agricola di Marchetto Andrea, Orticelli di Giulia-Adria, Associazione Portaverta, Emanuele Grigolato, IRSAP SpA, Associazione Down Dadi Polesine, Centro Documentazione Polesano, Gruppo Famiglie Parrocchia di Grignano, Comune di Rovigo (patrocinio), Gruppo Iniziativa Territoriale del Polesine di Banca Popolare Etica, Gruppo Famiglie aperte all’accoglienza, Comune di Adria (patrocinio) ..……

Il progetto per essere completato ha bisogno di ulteriori fondi, oltre ai 20.000 euro già raccolti. Servono altri 8.000 euro che contiamo di raccogliere attraverso donazioni e contributi pubblici. Sollecitiamo caldamente la generosità di quanti hanno a cuore la valorizzazione delle idee e pratiche di don Giuseppe.

Chi volesse fare una donazione può usare l’apposito IBAN della cooperativa Porto Alegre, partner del progetto; potrà usufruire della detrazione/deduzione fiscale prevista per le ONLUS e agevolerà una raccolta ordinata e trasparente dei fondi. Si usi esclusivamente il bonifico bancario, inserendo il proprio codice fiscale, indirizzato a:

IBAN: IT51M0501812101000017088238

Intestato a: Porto Alegre Cooperativa Sociale arl ONLUS

Causale: Erogazione Liberale per progetto Agricoltura Sociale don Giuseppe Mazzocco

Stato di avanzamento della raccolta: 26.336,60 € al 7 febbraio 2022


Fiumi intermittenti ad ogni latitudine, conseguenze sociali

Fiumi intermittenti ad ogni latitudine, conseguenze sociali

https://ilbolive.unipd.it/it/news/flusso-oltre-meta-fiumi-mondo-si-interrompe-almeno Questa interessante ricerca sulla intermittenza dei fiumi, anche a latitudine e altitudini che presuppongono flussi costanti di acqua, lascia trasparire importanti conseguenze socio-climatiche, rilevanti anche per la nostra ricerca ‘fiumi e città’. Ora questa indagine si è spostata al centro Italia e il prossimo anno andrà al sud; in entrambe le macro-aree è possibile immaginare una elevata intermittenza dei fiumi, specie d’estate con due conseguenze sociali: corsi d’acqua meno gradevoli e meno fruibili e quindi meno capaci di ottenere attenzioni e protezione da parte di cittadini e istituzioni. Anche gli aspetti igienici diventano problematici, spingendo come si fece a fine 800 alla tombinatura. Insomma, ancora una volta aspetti ambientali, climatici e sociali interagiscono vorticosamente.

Si parte con la fase 2 della ricerca ‘fiumi e città’ – Il centro Italia

Si parte con la fase 2 della ricerca ‘fiumi e città’ – Il centro Italia

fonte: https://www.culturamente.it/news/la-street-art-sui-muraglioni-del-tevere/

Quale miglior avvio della seconda fase della ricerca ‘fiumi e città’ un riferimento dotto al fiume della capitale d’Italia che tratta del passato e del presente dei famosi muraglioni

Ritrovare il Tevere: processi di produzione del sito tra conflitti e retoriche
Francesco Aliberti, Elisa Avellini (Università degli Studi di Roma “La Sapienza”) IV Convegno Società Italiana di Antropologia Applicata, Università di Trento 19-21 dic. 2016 (libro abstract)

“La città di Roma è continuamente soggetta a negoziazioni riguardo ai tratti culturali più “autentici” da (ri)produrre e presentare, ponendosi al centro di una mobilità di corpi, oggetti e idee che si inseriscono in ideascapes su scala globale. Il fiume Tevere sembra però essere stato escluso da tali dinamiche, e anzi viene raccontato attraverso la retorica del “perduto” che sottolinea la sua “uscita” da Roma a causa della costruzione di corpi mediatori, i muraglioni, che lo pongono a una quota estranea alla città. L’associazione Tevereterno, per recuperare il territorio fluviale, lo ha reso un luogo di “cultura”, affidandosi al noto artista sudafricano William Kentridge. Attraverso un murales dall’essenza volontariamente effimera (scomparirà nell’arco di pochi anni), lungo 500 metri e alto quanto i muraglioni, l’artista e l’associazione hanno avviato un processo di produzione del sito volto a costruire e valorizzare risorse da sfruttare a livello turistico, generando diversi conflitti. Il principale riguarda quale tratto culturale sia “degno” di occupare quella parte del fiume: l’estetica e la storia della città, secondo l’associazione; il commercio, secondo i venditori locali che solitamente occupavano quello spazio durante l’estate. Nonostante i venditori, legittimati dalle istituzioni, fossero venuti incontro alle
istanze culturali organizzando eventi di natura artistica, sono stati costretti a spostarsi. L’etnografia può mostrare come il fenomeno metta in mostra le capacità dell’opera d’arte di oggettivare una risorsa culturale romana (la sua epica storica) in una nuova forma di identità (effimera, decadente e anticamente trionfale), essenzializzando questi tratti e destoricizzandoli. Attraverso il confronto interdisciplinare con architetti e urbanisti, è possibile osservare come il progetto possa utilizzare strumentalmente pratiche quotidiane (reali o supposte) allo scopo di (ri)colonizzare parti di città, creando mobilità turistica multi-scalare (cittadina, nazionale, internazionale), così da (ri)inserire il Tevere dentro Roma entro una retorica del “perso e ora recuperato” però pur sempre attraversata da dinamiche conflittuali di accetta zione.
Bibliografia di riferimento: Appadurai, A. (1996), Modernity at Large. Cultural Dimension of Globalization, Minnesota; Bourdieu, P. (1979), La Distinction. Critique sociale du jugement, Paris; De Certau, M. (1980), L’invention du quotidien, Paris; Gehl, J. (1971), Life between Buildings: Using Public Space, London; Simonicca, A. (2015), Cultura Patrimonio Turismo, Roma.

Water Grabbing

Water Grabbing

Il 13° congresso di sociologia dell’ambiente (Università di Ferrara, 23-24 settembre 2021) avrà per tema l’estrattivismo: “La sfida di Gaia alla società dell’estrazione”; per l’acqua questo si potrebbe dire con efficace espressione inglese “Water Grabbing”. Senza scomodare le drammatiche situazioni del sud del mondo, anche in Italia vi sono situazioni di micro water grabbing che tutte sommate portano a crisi idriche. Lancio qui un appello a partecipare al convegno mandando un proprio abstract su questo tema o affini. La call si trova qui . Disponibile a sentire e confrontarmi con chi volesse partecipare sul tema acqua e fiumi.

Per stare coerenti con il tema del convegno, water grabbing potrebbe essere un cappello entro cui far stare una proposta di abstract in chiave urbano-rurale . Le città accaparrano – questo il senso del grabbing – acqua per vari motivi e in maniera diretta o indiretta. Quasi sempre vi sono sbilanciamenti di potere fra città e campagna e, qualche volta, conflitti idrici. Lobby ben organizzate sono in grado di pilotare l’uso dell’acqua a propri scopi, anche da località remote (controllo a distanza). Non è solo una battaglia di interessi; spesso vi sono importanti dispute tecnico-scientifiche su quale sia il modo migliore per usare l’acqua o per proteggersi da essa: pensiamo all’agricoltura di precisione, alla costruzione di grandi bacini di laminazione a monte delle città, per non parlare delle modalità di depurazione. I temi possono essere molti; se vi fosse un certo numero di abstract convergenti, potremmo chiedere agli organizzatori del convegno di radunarli in una sessione dedicata al water grabbing.

Fonte: https://www.watergrabbing.com/ Water Grabbing Observatory